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L’IDEA
Partire dalla liturgia per arrivare alla liturgia: rappresenta il percorso seguito per l’elaborazione della proposta progettuale presentata.
Partire dalla liturgia per arrivare alla liturgia: ovvero ricerca di una forma (rappresentativa della funzione), caricata di significato da un simbolo; entrambi enfatizzati dall’introduzione della luce che ne amplifica la percezione semiotica.
Partire dalla liturgia per arrivare alla liturgia ove l’emozione è legata al riconoscimento del significato espresso dalla somma delle tre componenti:
Forma + Simbolo + Luce = Liturgia.

La liturgia diventa più forte della sola forma, del solo simbolo, della sola luce, trasformando l’oggetto in strumento di comunicazione nell’ambito dell’azione liturgica.

RIFERIMENTI BIBLICI ISPIRATORI
Nell’intera Bibbia e soprattutto nel Nuovo Testamento la luce è segno della presenza di Dio capace di dare senso e salvare ciò che si presenta come un mondo di tenebra. Gesù stesso si presenta come “Luce del mondo” (Gv 8,12), per cui i suoi discepoli sono invitati a diventare “figli della luce” (1Ts 5,5) e a “camminare nella luce” per poter rimanere in comunione gli uni con gli altri, dal momento che “il sangue di Gesù ci purifica” (1Gv 1,7). In questa prospettiva diventa anche coerente la testimonianza e l’invito ai discepoli, che partecipano dell’unico calice, a “essere luce del mondo” (Mt 5,14).


CONCETTI GENERATORI DEL PROGETTO
La luce, che nei testi e nell’iconografia sacra manifesta la presenza divina, viene introdotta nel calice e nella patena per sottolineare la presenza del Signore nell’Eucaristia; una manifestazione luminosa che viene bilanciata lasciando le forme di calice e patena, semplici, consuete, tradizionali.
Anche in risposta alle esigenze di una concelebrazione di più ministri, il calice è stato studiato in due versioni, con stelo e a coppa. In entrambe, dal recipiente dorato che accoglie il vino, viene sottratta una porzione a forma di goccia, che permette ai fedeli di contemplare all’interno l’oggetto del misterioso sacrificio: la transustanziazione del vino nel sangue di Cristo.
La luce, molto tenue ma significativa, sottolinea il profilo delle gocce contrapposte e l’imboccatura superiore del calice.
Nello stesso modo la patena, emette una tenue luce dal bordo.


MATERIALI E COLORI.
Il materiale più importante del progetto è la luce, un “non materiale” che richiama il senso del mistero nell’azione liturgica.
L’utilizzo di un eccellente conduttore di luce risulta essere una scelta obbligata, da cui la decisione di servirsi del PMMA (polimetilmetacrilato) per la realizzazione della struttura di calice e patena.
Le tecniche di lavorazione di questo materiale (che potrà essere tornito, fresato, forato, lucidato, satinato, dorato, smaltato, laccato e accoppiato con altri materiali), non pongono alcun limite alla realizzazione singola o seriale dell’oggetto.
La preziosità è determinata dalla ricercatezza del ciclo di produzione, dall’unicità dell’effetto ottenuto, carico di significato simbolico; nelle parti a contatto con il corpo e con il sangue di Cristo la tradizione liturgica viene rispettata utilizzando l’oro lucido.
Per l’esterno sono state proposte delle alternative cromatiche che riconducono ai colori della liturgia: il bianco e l’oro, il rosso, il viola, il verde.
Il PMMA viene utilizzato come vettore di luce, ma dorato e/o laccato per attribuirgli la preziosità e la monoliticità che ci si aspetta da oggetti di tale importanza.
Nei calici, il contenimento del vino viene affidato a una coppa di cristallo, ideale per trasparenza e facilità di pulizia, adagiata all’interno dell’incavo.

FORMA.
Calice e patena sono solidi di rotazione generati da profili curvilinei ricavati da uno studio ergonomico e dimensionale di quanto già in produzione.


DeiSign (2010)